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giovedì 23 aprile 2015

Lady Tresy a Paris. Viaggio con la musica

Oggi, per puro caso, mi sono imbattuta in quel franchising chiamato Mercatino dell'Usato. All'andata ero di corsa e ci sono passata avanti, senza prestargli troppa attenzione, anche se ne avevo già visto uno vicino casa e prima o poi sarei voluta entrarci, sensibile come sono al fascino di tutto ciò che è old style o vintage o retrò che dir si voglia. Ma al ritorno, un richiamo irresistibile mi ha condotto all'interno. Mi sono inoltrata nei meandri impolverati tra ogni sorta di chincaglieria, abbandonata da chissà chi per disuso, sperando di ricavarci due soldi (io è difficile riesca a sbarazzarmi di qualcosa, piuttosto il contrario), ero curiosa e smaniosa come una bimba che rovista elettrizzata nella cesta dei giocattoli ammassati all'asilo e vorrebbe adottare una bambola.
L'angolo dei vinili mi calamita ogni volta (secondi solo alle macchine da scrivere). Poi la folgorazione c'è stata con questo 33 giri. Una copertina raffigurante la Tour Eiffel in primavera. "Lady Eve et son orgue A Paris". Non sono riuscita a trovare informazioni su internet, sembra una rarità. Non potevo lasciarlo lì. Dovevo accoglierlo nella mia camera da rigattiera. Tra i brani dedicati agli angoli magici di questa città a me empaticamente affine e di una bellezza senza tempo (patria del mio caro Truffaut a cui ho dedicato la mia tesi di laurea, nonché scenario del Favoloso mondo di Amelie che ha condizionato la mia adolescenza, giusto per fare due esempi) c'è uno di Charles Trénet, compositore che conobbi proprio con il film di Truffaut Baci Rubati. Il brano si chiama Ménilmontant ed è una romantica ballata "poétique et pathétique".
 Vado a dormire con questa colonna sonora proiettandomi nel sogno in quelle strade dove ho lasciato petali di cuore.
Parigi è musica per le mie orecchie. 


sabato 18 aprile 2015

Era una notte buia e tempestosa...

Non quantifico i mesi di abbandono, è una casa fantasma. Vuoi mancanza di ispirazione e aspirazioni che lasciano posto al formarsi di una spessa polvere, molto crepuscolare. E la vita reale che inevitabilmente sovrasta il mio mondo creativo fatto di nuvolette e clouds di memoria occupata al limite consentito.
Non sapendo come riagganciarmi e senza voler formulare chissà quali pensieroni di senso compiuto, nella speranza di arredare con più dedizione il mio spazio blablablog, mi sono lasciata guidare da un'associazione mentale. Ho trovato il quadernino della foto raffigurante due personaggi a me cari: i Peanuts Snoopy e Woodstock (manca il mio caro Charlie Brown)... E allora niente massime sull'esistere ma voglia di noccioline...nello specifico burro di arachidi, il cosiddetto "peanut butter". Un'americanata che ogni tanto "ci sta".
E siccome al supermercato quei vasetti di plastica si fanno pagare caro, nonché l' ingrediente principale è addizionato con grassi idrogenati, trigliceridi al cubo etc,  datemi un frullatore che me lo faccio in casa. Questo tipo di frutta secca rilascia naturalmente un olio che rende il composto frullato cremoso, mano a mano che si fanno girare le lame, quindi la procedura è quanto di più semplice si possa immaginare (cioè le cose che faccio io con modesta resa): prendere le arachidi tostate, porle nel frullatore, azionare, sminuzzarle e aggiungere a filo un cucchiaio di olio di semi (io avevo quello di girasole) per amalgamare, un po' di zucchero a proprio gusto e un pizzico di sale. Travasare in un vasetto di vetro e farci merenda, colazione, spuntino notturno. Ma con parsimonia perché è un buono snack proteico e calorico (la pentita che prima cede e dopo si pone gli scrupoli). Poi conservare in frigo...finché dura.
Questa la mia versione con pane tostato e rondelle di banana, ma si sposa bene pure con marmellata di fragole o frutti di bosco. 

"Era una notte buia e tempestosa...poi arrivò il burro di arachidi".